1 aprile 2006




questo natale dopo lunghi e sofferti ripensamenti sono arrivato ad una decisione. ero finalmente pronto. ho cercato, come al solito, di convincere prima mio fratello sulla sua incredibile utilità, faccio sempre cosi: quando mi piace qualcosa cerco sempre di farla comprare prima ad un altro. questo natale ero deciso: mi sarei comprato l’ipod. un cazzettino grande come un bancomat dove avrei potuto mettere dentro un intero scaffale di dischi. un cosino pratico, comodo, mi sarebbe servito anche come hard-disk esterno. lavorare a milano, fare avanti indietro sul treno, portare su è giù gigabyte dentro zip, cd masterizzati, trasportare sempre sacchi di patate con l'ipod sarebbe stato più facile. soprattutto, finalmente, se compravo un disco nuovo a mezzogiorno e avevo il treno alle due di pomeriggio l'avrei potuto ascoltare, non come mi succcesse con il disco dei new order. alle due del pomeriggio avevo il treno e volevo ascoltarlo in viaggio, allora mi sono messo a cercare il mio povero walkman impolverato (vi giuro, quando l’ho riesumato mi sono sentito veramente una persona poco moderna), ho cercato una cassetta, dove sono finite le cassette? non esistono più? chi le ha fatte scomparire? una volta erano persino nei supermercati, vicino alle casse, dove c'è l'acquisto ad impulso, tra le lamette e i preservativi e le cingomme. e adesso dove sono finite? ho guardato dappertutto, aperto cassetti, svuotato armadi, niente da fare, alle due meno un quarto l'unica cassetta che ero riuscito a trovare era un vecchio live dei cure che avevo registrato da un botleg, e dopo vari tentativi con il mini stereo maledetto a cercare di capire come, e in che lato registrare, starà registrando? alle due meno un quarto ero riuscito a registrare soltanto due miseri brani.

questa cosa dei dischi che ormai per ascoltare la musica sono diventati un impiccio, una cosa scomoda, quasi inutile, mi sta facendo pensare. un po' come se la musica si stesse separando dal suo supporto. ogni volta che vedo il mio scaffale con i vinili  e poi il mio muro di plastica con le scatolette dei cd, la cui metà delle scatolette dei cd è la ristampa dei vinili che riempiono il mio scaffale, penso che qualcuno da qualche parte mi ha preso per il culo. se è successo devo aver fatto tutto da solo. se è successo mi sono lasciato trasportare dalle mode, dai tempi che cambiavano, adattandomi, cercando di rimanere a galla. come quando esce un nuovo disco, una nuova moda, che ti sembrano cose vecchie che hai già sentito e allora perché comprare i clap your hands and say yeah se assomigliano ai talking heads? ma perché questa, alla fine, è la musica pop e l’mp3 l’ha capito subito: sono canzonette. non rimane mai niente dopo. gli esecutori sono lì perché ci sono capitati dentro, perchè sono una moda del momento.  se non fosse cosi sarei io stesso in preda a quella che chiamo "sindrome di tainted love": tainted love è una canzone dei soft cell che ha rifatto marilyn manson. i ragazzini di oggi appena la sentono saltano in piedi e iniziano a ballare. se fossi una persona all'antica, una persona che per ascoltare un disco riesuma il walkman direi a queste nuove generazioni che stanno sbagliando! che sono l'esempio dell'ignoranza giovanile, ma sarebbe uno sbaglio. tainted love dei soft cell era a sua volta una cover di un brano disco degli anni 70.

allora mi viene in mente una intervista di tarantino nel dvd di kill bill II dove racconta che il personaggio del maestro di kung fu nel film è ricalcato su un personaggio di vecchi telefilm americani che si ispiravano alla scuola di honk kong. non so se ve li ricordate, quelli con quel matto col cappello sopra il volto che andava in giro con un bambino dentro il carrello della spesa di legno. per la nostra generazione è un riferimento del passato, per le nuove generazioni diventerà la stessa rappresentazione del nostro immaginario. si spostano le generazioni, ma i personaggi rimangono. cambiano i gruppi, ma le canzone rimangono. l’ultima volta che ho messo i dischi (l’ultima volta) ho messo una canzone a caso tra i dischi degli smiths. una canzone degli smiths per antonomasia è sempre stata una canzone riempipista. niente da fare, il pubblico danzante non sapeva cosa stavo facendo. mi guardava con aria interrogativa e  hanno svuotato la sala. poi ho messo big mouth strikes again dei placebo e si sono messi tutti a ballare.

comunque, io, nel digitale ci credevo. credevo nel cd! alla qualità del suono! al nuovo formato! più comodo del vinile, più piccolo, la pubblicità dei primi anni novanta diceva: suono infinito. parlavano del cd come una cosa che sarebbe durata in eterno! non era vero, ci hanno mentito. tutte bugie: un vinile anche se ci fate ballare il gatto sopra si riesce ad ascoltare, un cd che salta invece fa venire soltanto il nervoso. adesso credo nel mp3. come al solito in preda al mio entusiasmo tecnologico. una canzone, un mp3, e poi decido io come ascoltarla, dove metterla o se masterizzarla. una volta c'erano gli "apparecchi elettronici" e questi "apparecchi elettronici" erano il walkman, il telefono, la macchina fotografica, l'hi-fi, lo stereo. ognuno di loro aveva una sua funzione. oggi la tecnologia ha messo insieme tutte queste cose in un oggetto solo. il mio stereo della technics comprato con le mance del cameriere è stato soppiantato con il mio mac con le casse stereo a forma di sfera trasparente. hanno ucciso la macchina fotografica, l'hanno messa dentro il telefono assieme al walkman e tutto sempre in aggeggini sempre più piccoli che chi, come me, ha le dita grosse non riesce neanche a schiacciare. una sola cosa non hanno pensato: la qualità del suono si sta perdendo. una canzone nel formato mp3, rispetto una canzone ascoltata da un cd o da un vinile ha una qualità inferiore. un mp3 ha il suono così compresso che ascoltarlo in uno stereo, in un "hi-fi" di quelli tedeschi, magari valvolare, diventa scandaloso. però un mp3 è molto comodo, ancora più comodo di un cd. le canzoni si scaricano come caramelle, anche illegalmente e poi mettono curiosità addosso. puoi ascoltare un gruppo che ti ha sempre incuriosito ma che non avresti mai comprato un disco. non come una volta che per avere una canzone dovevi aspettare che la passassero alla radio e che il dj deficiente di turno non ci cantasse sopra. poi se vuoi ne scarichi una, puoi scaricarti il singolo, oppure quella che ti piace di più, insomma decidi tu.

e poi mica è sempre stato cosi. una volta mica si compravano i dischi interi. pensate che elvis, i kinks, i rolling stone non avevano mai fatto un album. il mercato era soltanto un enorme calderone di 45 giri. dentro un 45 giri ci stava una canzone e basta, una per lato. lato a, lato b. i 33 giri quando uscivano erano le raccolte di 45 giri.

è stata colpa loro se le cose sono cambiate: i beatles! i 4 ragazzetti di liverpol e sergent pepper. loro sono stati i primi a creare il “concept album”. una novità: un disco con delle canzoni articolate che facevano parte di una idea, di un concetto. e tutte le canzoni non erano una raccolta ma si svolgevano all'interno di un disco intero. l'mp3 è come un ritorno alle origini della canzone. un mp3 una canzone, una canzone, un 45 giri. siamo tornati al singolo. ci sono in giro piccole case discografiche  che stanno facendo dei progetti sugli mp3, una canzone da scaricare al mese, un mp3 direttamente dal sito della band. sul sito molti gruppi mettono persino la copertina del disco in pdf cosi puoi comodamente stamparti da casa (il pdf è l'altra rivoluzione assieme al mp3). se vuoi puoi ordinare dal sito la copia in vinile a tiratura limitata, con la copertina in cartotecnica o in serigrafia. insomma, il tempo ha decretato la fine tecnica del cd prima di quella del vinile. certo non sono stime altissime, ma la scarsa riproducibilità ha vinto come un valore aggiunto, come un fattore estetico. posso sempre fare un cd da un mp3, non posso fare un cd da un vinile (se non con aggeggi complicati e rotture di scatole). uno di questi progetti di piccole case discografiche sta nascendo a cavriago nei pressi di modena, la band si chiama giardini di mirò.

questa possibilità  di produrre, registrare, mettere online i propri pezzi sta diventando un po’ il futuro. i “clap your hands and say yeah” sono un chiaro esempio di come un piccolo gruppo dalla rete sia arrivato a firmare un contratto con una casa discografica. con questo non voglio dire che chiunque faccia un sito e ci metta dentro le proprie canzoni diventa famoso, però se dietro di te non c’è nessuno, una scena, un movimento, un po’ di gente al concerto, le case discografiche non te lo possono più inventare, anche perché non sempre ci riescono a inventare un movimento, una moda. internet rende tutto molto più difficile per loro. è una strada nuova, molto affine all’autoproduzione e forse al concetto stesso del punk. punk è una di quelle poche frasi che sembra ancora non invecchiare, se non lo intendi come genere musicale e basta. spero che come parola non diventi mai vecchia, come mi scrisse la illustratrice delle copertine dei dischi dei crass. io il punk l’ho conosciuto alle superiori e sono stati i miei amici di cattolica a farmelo conoscere. si chiamavano opposite side che poi sono diventati i tomato rotten. di loro posseggo soltanto il 45 giri e quindi non riesco a farvi ascoltare niente però vi posso fare ascoltare una canzone di un disco dei clash. uno dei miei primi dischi comprati alla dimar di rimini. è una cover di un pezzo reggae molto famoso che si chiama “armageddon time”. clash: bankrobber

ripenso a questo natale e al mio ipod, che ancora non sono riuscito a comprare. in compenso i miei genitori, anche loro si sono aggiornati e quest’anno sotto l’albero mi hanno fatto trovare un lettore cd portatile. cosi ho potuto buttare dalla finestra come si fa con i piatti vecchi l’ultimo dell’anno il mio vecchio walkman. e vi giuro che mentre cadeva l’ho visto guardarmi e ringraziarmi. non ne poteva più. era dalle superiori che gli facevo ascoltare le cassette dei cure e dei jesus and mary chain.

adesso vado in treno con il mio lettore cd e sono molto contento di non avere ancora l’ipod perché quando guardo il mio muro di scatolette di plastica dei cd,  e i miei scaffali pieni di vinile, mi sono immaginato un' altra volta a spostare di nuovo i miei cd dentro l'ipod, come avevo fatto con i miei vinili ricomprati in cd. a quel punto avrei veramente capito che mi sono preso per il culo da solo.

per finire ho scoperto una simpatica finta cassetta da attaccare al mangia-cassette dell'auto. da questa cassetta esce un filo che lo colleggo al mio lettore cd portatile e posso ascoltare interi dischi andando in giro in auto. durante queste vacanze ho riascoltato tutti i cd che ho comprato in passato e che non avevo mai ascoltato fuori di camera mia. poi  ho pensato ad una idiozia: ho cominciato a comprare dischi a 16 anni, e più o meno sono 15 anni che compro e ascolto dischi. quindi ho una discoteca di 15 anni di cd, vinili, e 45 giri. questo natale ho ricominciato a riascoltarli tutti dal primo all'ultimo. mi ci vorranno altri 15 anni per ascoltarli tutti?